Ho studiato architettura del paesaggio al Politecnico di Torino, dove ho vissuto per un po’ di tempo.
Sono poi tornata perché credo che chi è nato in Campania non possa pensare di fare questo lavoro altrove.
Napoli, la Campania, il sud Italia, esercitano un potere magico: da un lato ti sussurrano di fuggire, di dartela a gambe perché le cose non cambiano, perché il ristagno culturale nel quale viviamo è lo specchio di una società che non vuole cambiare; ma poi ti richiamano a sé, perché il valore di certi luoghi supera la mancanza di bellezza che chi ci ha vissuto gli ha imposto.
Penso che il segreto per riqualificare questi luoghi sia nell‘attivare un processo di rallentamento e de-strutturazione.
Diffondere l’idea che il paesaggio non ha delle forme nelle quali può essere imbrigliato, né tempi da potergli imporre.
Studiare la natura e farne un esempio di vita: coesistenza, diversità, reciprocità.
Osservarla perché è lei che formulerà la nuova estetica dei nostri giardini.
Rallentiamo, aspettiamo, osserviamo.
Restiamo.